Ci sono
argomenti che, solo a nominarli, istigano la smorfia di fastidio. L'espressione
dichiara senza tentennamenti: ancora? Ebbene sì,
ancora. Perché ci sono argomenti sui quali
non si può e non si deve abbassare la
guardia. La mafia è uno di questi. Poco meno di
un mese fa si verificò un mezzo
incidente diplomatico con l'Austria a causa di una paninoteca di Vienna, tra
l'altro gestita da italiani, che metteva in menù
panini intitolati a vittime di cosa nostra, come Giovanni Falcone e Peppino
Impastato, e carnefici come Buscetta o Corleone. E, non bastasse, ne venivano
illustrati i metodi di cottura sottolineando come sia Falcone che Impastato
fossero stati adeguatamente abbrustoliti.
Sdegno, intervento del ministro degli Esteri Bonino, scuse. Finita? No, perché
se provate a digitare mafia su un
qualsiasi motore di ricerca, vi si aprirà
un mondo di spunti, film, canzoni, videogiochi che insegnano come si diventa
mafiosi e come se ne gestisce il potere. Il tutto ovviamente indirizzato a
bambini e adolescenti, i massimi fruitori di questo tipo di prodotti. Non è
notizia di oggi, si dirà. Ma lo è
il successo commerciale di un giocattolo prodotto da una ditta di Barberino del
Mugello. Non costa poco, cinquanta euro, ma sembra proprio vero il fucilino a
canne mozze, meglio noto come lupara,
commercializzato dallo scorso anno in una scatola dai colori brillanti e dalla
simbologia evidente. Un uomo con coppola e panciotto, baffi e sguardo cupo
imbraccia la lupara. Lontani, sullo sfondo, due carabinieri da cavallo. I nemici. Immediata, eppure tardiva visto
che il giocattolo è sul mercato da mesi, la
reazione. Il governatore della regione Sicilia, Crocetta, ha dichiarato:
"Molto spesso si gioca e si scherza su queste simbologie della mafia, solo
che la gente deve capire che non sono simbologie del folclore, ma sono
simbologie di morte". Scontata la difesa della ditta toscana: i bambini
giocano da sempre con fucili e pistole e non per questo diventano assassini. E
se un bambino si calerà, con la
lupara giocattolo, nei panni del mafioso, ce ne sarà
un altro che interpreterà il
carabiniere. Non è così
che succede quando si gioca a indiani e cowboy? Ma se gli opposti schieramenti
del vecchio West si rifanno a una sorta di mitologia cinematografica, noi siamo
alle prese con una realtà
quotidiana. Le mafie si infiltrano ovunque, controllano attività
commerciali e centri di potere, infettano interi settori della società
mentre passa il messaggio, anzi è
già
passato, che ci sia più valore nel
tizio in coppola che imbraccia la lupara che non nei due carabinieri sullo
sfondo. Altrimenti come spiegare le esternazioni del calciatore Fabrizio
Miccoli? Ha pianto pubblicamente, si è
scusato, è stato anche difeso da auguste
firme giornalistiche, certe che nel privato di una telefonata tutti usiamo
termini e concetti di cui vergognarci. Potremmo dimostrare il contrario, ma
resta il fatto che uno che parla col figlio di un boss e definisce Giovanni
Falcone un fango è
degno rappresentante di un paese dove una lupara giocattolo fa il record di
vendite.
Laura Costantini
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