Non che non se ne sia parlato. Ma la notizia ha subito ceduto il passo a questioni più importanti: le prediche anticlericali di Adriano Celentano sul palco dell’Ariston e la farfalla inguinale liberata da Belen in assenza di fiori festivalieri. Eppure quel NO, chiaro e forte, meritava una riflessione. Ci siamo passati tutti, a meno di non esser nati in una famiglia facoltosa. I bambini, si sa, vivono in un mondo tutto loro che raramente fa i conti con la realtà. Così può succedere che non ci si renda conto della situazione economica della propria famiglia. E va benissimo così, perché l’infanzia ha i suoi diritti, primo fra tutti quello di non farsi gravare addosso pensieri e responsabilità che attengono agli adulti. Poi il giorno della consapevolezza arriva. È inevitabile. A seconda della generazione può esser stata la richiesta di una Barbie superaccessoriata, di un Subbuteo, di un motorino, dell’ultima Playstation, di un iPhone. Egoisticamente ignari del conto in banca dei nostri genitori, ci siamo presentati loro con la richiesta delle richieste. Quella da cui, in quel momento, facevano dipendere la nostra felicità presente e futura. Il no era un’opzione che ci sentivamo in diritto di non prendere neanche in considerazione. Eppure quel no è arrivato, prima o poi, per tutti. E il velo pietoso dell’illusione è caduto. Abbiamo pianto, inveito, pestato i piedi, minacciato fughe se non soluzioni estreme. Ma non è servito. Non poteva servire davanti all’unico argomento incontestabile: non ci sono i soldi. È esattamente questa la realtà che papà Mario Monti ci ha sbattuto in faccia la settimana scorsa. E niente come il no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020 ci ha dato la misura esatta dei nostri conti. Non ci sono i soldi. Avremmo dovuto saperlo, a fronte del giro di vite dato ai consumi, del rincaro dei carburanti, delle tasse a pioggia battente. E, in fondo in fondo, lo sapevamo. Ma se Monti avesse dato l’ok alla candidatura di Roma, tutto ci sarebbe apparso in una luce diversa. La luce che promana dai grandi progetti che possono pure restare sulla carta, tra un appalto truccato e l’altro, però danno l’impressione di magnifiche sorti e progressive. Come quando il passato governo quando ci abbagliava col miraggio di un avveniristico ponte sullo Stretto di Messina. Ma papà Monti è fatto di un’altra pasta. “Il governo non ritiene che sarebbe responsabile, nelle attuali condizioni dell’Italia, assumere l’impegno di garanzia dei costi delle Olimpiadi che il Cio richiede”. Poche, sobrie parole per ribadire il concetto: ragazzi, non ce li abbiamo otto miliardi e mezzo per non fare una brutta figura davanti al mondo. “Essendomi occupato di economia qualche volta - ha spiegato con la consueta ironia - so che […] ci possono essere scostamenti molto rilevanti fra preventivi e consuntivi”. Quindi inutile frignare e battere i piedi. Meglio distrarsi: pro o contro Celentano, pro o contro la farfallina di Belen.
Laura Costantini
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