Giovedì scorso su RaiUno, in pieno
pomeriggio, è accaduto qualcosa che lascia il segno. Per chi si fosse
sintonizzato aspettandosi le solite amenità da salotto televisivo, il colpo
deve essere stato forte. Seduta su un divano bianco c’era Valentina Pitzalis,
una ragazza di Carbonia. Indossava un abitino scollato sulle spalle, aveva i
capelli neri pettinati all’indietro, un moncherino al posto della mano
sinistra, una grossa fasciatura a difendere ciò che resta della destra. E il
volto cancellato. Per chi non l’avesse vista, chiariamo: non era un mostro.
Anzi. Gli occhi intatti e vividi, le labbra pronte al sorriso, il sapiente
lavoro di chirurghi estetici. Valentina non è più bella come appariva nelle impietose
foto alle sue spalle. Ma è viva. Passata attraverso le fiamme dell’inferno.
Eppure viva. Accanto a lei c’erano l’avvocato Giulia Bongiorno e Michelle
Hunziker, ovvero la fondazione Doppia Difesa che si occupa di donne vittime di
violenza. È grazie a loro che Valentina è arrivata in televisione per portare
la propria testimonianza e il proprio monito. Perché a condannarla al rogo,
come una strega del passato, è stato l’uomo che diceva di amarla. Quello che
lei aveva sposato nel 2003 e lasciato nel 2006. Un ragazzo dal volto aperto,
dagli occhi chiari nei quali è impossibile cercare traccia dell’orrore che ha
saputo concepire. Di lui resta solo una foto. Il carnefice di Valentina è morto
nello stesso rogo che a lei ha consumato le mani, le braccia, il volto, le
caviglie. E Valentina non sa dire se volesse morire con lei o se invece non
avesse calcolato la potenza del fuoco alimentato a kerosene. “Ma voglio pensare
che si immaginasse unito a me nella morte. Perché se invece voleva guardarmi
morire e poi scappare, allora la sola idea mi farebbe impazzire.” Parla
Valentina, di un percorso doloroso e non solo dal punto di vista fisico. Dice
che aveva tutto, ma che le resta comunque molto. È viva, sta lottando per
riacquistare l’autosufficienza. Soprattutto non odia e mette in guardia le
donne: non pensate di poterli cambiare, gli uomini fragili e violenti. Non
cambieranno. Non per voi e non con voi. Fuggite lontano e diffondete il
messaggio. Quel messaggio che al documentario “Saving Face” ha fruttato
l’Oscar. Eppure Zakia, Rukhsana, Naila, le donne pakistane sfregiate con
l’acido e protagoniste del film non vogliono che sia visto in Pakistan. Al
punto da dar vita a una battaglia legale contro i registi Chinoy e Jung. Il
motivo? Proiettarlo in patria sarebbe “irrispettoso nei confronti delle nostre
famiglie”. Una posizione condivisa anche dall’Acid Survivors Foundation
Pakistan, l’associazione che le rappresenta e che, pure, ha partecipato alla
realizzazione e ai festeggiamenti per l’Oscar. Una storia lontana, una diversa
cultura. A unire Valentina, Zakia, Rukhsana e Naila è il comune destino di
donne cancellate dalla vendetta dei maschi. A dividerle il coraggio. Perché
Valentina a lasciarsi cancellare, non ci sta.
Laura
Costantini
che schifosi!
RispondiEliminaConcordo in pieno! schifosi maledetti e bastardi!
EliminaValentina spero che troverai un giorno il tuo equilibrio anche se il tuo involucro esterno e stato messo a una dura prova, se sei sopravissuta e perche dentro di tè ce qualcos di cosi grande che non bastano neanche le fiamme per poterlo annientare, e questo e energia, ai perfettamente raggione davanti alla confussione di una persona nessuno ci deve sostare perche e pericoloso, e penso che l'isolamento di essa e in alcuni casi il mezzo migliore per farla uscire da tale situazione, ti prego di riflettere solo in una cosa, pensi che un piccolo bambino darebbe fuoco ad unaltro piccolo bambino?, Dio ci crea a imagine e somiglianza sua, noi abbiamo la capacita di far diventare l'uomo un animale, non ti compatisco, ti voglio bene.
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