Due
carabinieri feriti davanti a palazzo Chigi, mentre il governo Letta, a neanche
un chilometro, si insediava. È successo
da poche ore. Uno squilibrato con gravi problemi psichici. Poi no, non lo è,
lo dicono i suoi familiari. Un maghrebino, poi no, è
calabrese. Ha un nome e cognome, che non ripeteremo. Quando leggerete queste
righe di lui, dello sparatore di
palazzo Chigi, saprete tutto. Ha 46 anni. Poi no, ne ha 49. Aveva una moglie e
un lavoro, li ha persi. Tutti e due. Un piccolo imprenditore disperato, come
tanti. È ferito, uno dei carabinieri
contro i quali ha aperto il fuoco con otto colpi, poi no, solo cinque, gli
avrebbe sparato. Poi una smentita. È
ferito alla testa, è successo
durante la colluttazione con gli altri carabinieri. Ce lo mostrano in diretta,
quasi. Uno zoom impietoso contraddice qualsiasi regola deontologica: la guancia
premuta contro il selciato, la smorfia di dolore, le braccia ritorte dietro la
schiena, ammanettate. I capelli corti, il colorito mediterraneo. La suggestione
del maghrebino c'è tutta, ma la Calabria , terra di
'ndrangheta e degrado, va bene lo stesso. Come fa uno squilibrato, ma il
fratello dice no, non lo è, ad avere
una pistola? E mentre il carabiniere più
grave ci viene mostrato, il sangue che scende dal buco nella gola e imbratta il
selciato, vivido, impressionante, un giornalista ci ricorda che, con tutto il
rispetto, anche i molti suicidi di disoccupati e imprenditori rovinati dalla
crisi nascondono gente sull'orlo della crisi di nervi. Perché
sparare o spararsi, tentare di uccidersi o di uccidere non può
trovare motivo nella disperazione. Lo dice chiaro il giornalista in studio, una
firma importante, lui. Intanto il pensiero di tutti, firme importanti e gente
qualunque, sfiora la paura delle paure: gli anni di piombo, carabinieri e
poliziotti uccisi nelle strade da chi, per combattere il sistema, se la
prendeva con i servi. Ma servi di
chi? I due carabinieri feriti sono persone, gente che si guadagna da vivere
dignitosamente, niente di più, con un
lavoro difficile e pericoloso. E non è
un caso che la parola più lucida,
tra tanti opinionisti e firme importanti, venga proprio da un anonimo
carabiniere, sentito dall'Huffington Post: "E' il gesto di un disperato. I
politici non lo sanno che vuol dire prendere 800 euro al mese, entrare in un
negozio e non poter comprare nulla a tuo figlio... Ecco cosa succede se non lo
sanno [...] È una guerra tra poveri."
Intorno a quell'uomo a terra che avrebbe gridato ai carabinieri
"Sparatemi!" si scatena la polemica. È
colpa della crisi. No, è colpa
della politica. No, è colpa
degli arruffapopolo. In Rete i riferimenti a Grillo sono chiari almeno quanto i
rilanci di chi inneggia allo sparatore
in giacca e cravatta, abbigliamento strano per un attentatore squilibrato,
dicono quelli che ne capiscono. E consigliano, la prossima volta, di mirare
meglio. Qualcuno suggerisce altrove, più
in alto. E viene da dire che sì, uno
squilibrio grave c'è. Ma è
la realtà a soffrirne.
Laura
Costantini