Se dovessi spiegare la giustizia a un manipolo di alieni?
Giustizia. Non è facile definire la giustizia. In un mondo perfetto sarebbe la forza in grado di dare a tutti le stesse possibilità, senza per questo arrivare a calpestare il prossimo. Ma non viviamo in un mondo perfetto, quindi ci siamo solo noi, con la nostra capacità di seguire un ideale. Non è semplice, e di solito la cosa “giusta” non è quella più facile. Ma ne vale la pena: giustizia è lotta, è testardaggine, è ingoiare il rospo dell’egoismo e della comodità perché al mondo – questo mondo, una collezione di difetti e storture – non esistiamo solo noi. Giustizia è equità, è rispetto dei diritti. Giustizia è una guerriera che impugna una spada che si chiama Legge, ma qualche volta deve combattere a mani nude.
Ti senti portatrice di giustizia?
Sì, e di solito mi succede quando mi trovo di fronte al suo contrario. Non posso tollerare l’ingiustizia, mi si pianta di traverso come una lisca in gola; a quel punto posso solo agire (o reagire) per potermi sentire, egoisticamente forse, a posto con me stessa. L’ultima volta, la più plateale, è capitata qualche mese fa. Era un pigro sabato sera d’autunno, passeggiavo con alcuni amici lungo la via più frequentata della città. Nel brusio delle dozzine di passanti che chiacchieravano ci accorgiamo di una voce troppo alta, troppo arrabbiata. Un tizio stava urlando addosso alla sua fidanzata, nell’indifferenza della folla. Mi sono fermata – non fosse altro per capire se la ragazza stesse bene. Ma quando quel cialtrone del suo (ubriaco) fidanzato l’ha presa per il collo e sbattuta contro il muro non sono riuscita a rimanere ferma o zitta. Sono piccoletta e dall’aspetto innocuo, non mi ritengo particolarmente coraggiosa e di solito i guai non vado proprio a cercarmeli, ma in quel momento non sono neanche riuscita a pensare. Mi sono messa in mezzo, l’ho spinto via, gli ho urlato dietro fino a che un gruppetto di persone non si è radunato attorno alla scena. I miei amici, ben più diplomatici di me, sono riusciti a evitare che pure io mi prendessi quattro ceffoni, ma a me non bastava. Ho chiamato i carabinieri – e forse non è servito a niente, forse una volta tornato a casa avrà ricominciato a maltrattare la sua ragazza, ma almeno l’ho fatto vergognare per dieci minuti. E poi, mentre ci allontanavamo, tutta la tensione è scesa e mi è venuto da piangere. Perché è vero, sono piccoletta e dall’aspetto innocuo, ma non sono capace di rimanere inerme di fronte all’ingiustizia.
Consiglia un libro a tema.
La Bas Lag Trilogy di China Miéville. Perché niente sa più di giustizia di un gruppo di rivoluzionari che cerca di sovvertire una classe dirigente corrotta, sporca e disinteressata al benessere dei cittadini.
Un brano sulla giustizia?
“Il velo si stava lacerando, e dalla confusione emersero gli artigli della creatura.
Giustizia, l’aveva chiamata.
Ma la giustizia era qualcosa di pulito e
sacro, era riservata alle persone buone, rette.
Qualcosa che lui non era più.
Oh, lo era stato eccome: un ragazzo che
inseguiva la libertà, un giovane uomo che trovava la propria gioia
nell’alleviare la sofferenza degli altri. Un guaritore con le mani che sapevano
di canfora e con la tunica macchiata di verde, con la lingua troppo lunga e una
risposta sarcastica sempre pronta. Aveva amato ed era stato amato, forse più di
quanto meritasse.
Ora, nel buio della sua cella, con la casa
che aveva smesso da molto tempo di fremere per i postumi della festa, di quel giovane
idealista non rimaneva molto, solo un guscio vuoto con le sue sembianze che
vibrava per il trauma e per un odio che neanche alla morte di Karl era stato in
grado di provare.
La giustizia era per le persone buone.
A lui rimaneva solo la vendetta.”
(Tratto da una fanfiction che, un giorno,
potrebbe facilmente evolversi in qualcosa di più)
Preferisci esercitare vizi oppure virtù? Sii sincera:
Esercitare virtù. E non lo dico per chissà quale
nobiltà d’animo, ma semplicemente perché sono una persona che ama il quieto
vivere. Almeno dormo tranquilla la notte, e al mattino non mi vergogno guardandomi
allo specchio.
Un titolo accattivante che contenga la parola giustizia.
“Giustizia – il peso della spada” (un eroico
giustiziere ormai in là con gli anni si trova ad affrontare un caso troppo
moralmente ambiguo per i suoi gusti) (… potrebbe non essere un cattivo spunto,
facciamo che me lo segno)
Spamma un tuo titolo, ne hai licenza.
“La rondine di Guadeloupe”, ed. Triskell
Mac ha attraversato gli oceani cercando
l’uomo colpevole di aver distrutto la sua famiglia. Ora, dopo un approdo
rocambolesco sulle spiagge dei Caraibi, l’attende quella giustizia che per
tanti anni ha inseguito. Peccato che non tutto vada come previsto.
Un romanzo d’avventura che sogna di essere
un feuilletton moderno.
P.s. io, Laura, l'ho letto e ve lo straconsiglio!
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