martedì 5 marzo 2019

Speranza - Vizi e virtù - scrittore allo sbaraglio: Delos Veronesi



















Ti sbarcano su un pianeta sconosciuto e devi spiegare agli autoctoni la speranza. Cosa dici?


Avanzo sollevando la mano sperando che comprendano il gesto di saluto, non sorrido perché temo che mostrare i denti possa sembrare un gesto aggressivo. Mi schiarisco la voce e provo a parlare.
«Vengo in pace e senza presunzione, sperando di trovare in voi ciò che io vorrei trovaste in me. Da dove vengo io la chiamiamo speranza, è una virtù intangibile che si basa sul niente ma che ha sostenuto la nostra razza per tutta la sua esistenza. È il desiderio di ottenere qualcosa che non si può avere, come trovare l’acqua nel deserto o un amico tra le fila nemiche, è la necessità di poterci appellare a un potere che va oltre la comprensione per riuscire risolvere i nostri problemi. È il sogno di trovare in voi la voglia di essere miei fratelli nonostante la paura e le nostre diversità, è l’illusione che possiate comprendere quello che vi sto dicendo.

Nella vita hai esercitato la virtù di cui stiamo parlando: raccontaci.

Anche volendo non potrei mentire, non credo che esista qualcuno che almeno una volta nella vita non si sia appellato alla speranza. Ho pensato a lungo a cosa scrivere, non mi andava di inventare una storia e nemmeno di raccontare qualcosa di troppo triste, purtroppo la speranza è una virtù che emerge nei momenti di difficoltà e raramente si può accostare a momenti felici. Partendo da questo punto fermo un solo pensiero mi è venuto in mente, un momento in cui la mia vita ha perso il suo valore per essere votata a qualcosa di più grande, l’attimo in cui ho preso in braccio mio figlio.
Più di trenta ore di sofferenza prima di venire al mondo, urla e fatica che ho vissuto assieme a mia moglie come se fossero mie. Quando è nato la tensione mi ha fatto piegare le gambe mentre mi piegavo in un pianto liberatorio.
«Se deve svenire vada fuori» mi aveva detto l’ostetrica indicando la porta della sala parto. «Non abbiamo il tempo di scavalcarla mentre ci occupiamo di sua moglie.»
Respirando a fatica ho alzato la testa e ho visto il mio piccolo arrivare verso di me, lo avevano lavato e me lo stavano portando ma io vedevo solo il fagottino fluttuare tra le mie braccia. Piccolo, con gli occhi chiusi e il visino stanco di chi ha già combattuto la sua prima battaglia, ha allungato una manina e mi ha afferrato il mignolo mentre lo tenevo in braccio incapace di muovermi.
«Ciao amore» gli ho sussurrato piano. «Benvenuto Alessandro Leonida» ho aggiunto riversando in quelle parole tutta la speranza che avevo infuso nel suo nome.
So che può sembrare assurdo ma credo profondamente nel nomen omen, ho scelto volutamente quei nomi per donargli ciò che ai miei occhi li rappresentava. Non mi interessavano le imprese dei due re e nemmeno la loro storia sfociata nel mito.
Alessandro Magno, aldilà della leggenda della sua vita, ha attraversato i confini del mondo assieme ai suoi amici d’infanzia. Sono rimasti uniti per tutta la vita e hanno condiviso ogni attimo legati da un sentimento che spesso diamo per scontato.
Leonida è stato un uomo capace di sfidare l’impossibile per dare al suo popolo una speranza di salvezza, ha scelto di fare la cosa giusta anche se gli sarebbe costata cara.
Erano questi i sentimenti che volevo infondere in mio figlio mentre gli sussurravo il suo nome, la speranza e l’augurio di poter trovare degli amici veri e di avere il coraggio di fare le scelte più difficili per difendere i suoi ideali.

Consiglia un romanzo che parla di speranza e spiegaci la scelta.

Leggendo la domanda me ne sono venuti in mente diversi ma, per puro gusto personale, vorrei consigliare Il grande sole di Hiroshima. Un romanzo triste, toccante e al contempo profondo nella semplicità con cui due fratelli, Shigeo e Sadako Sasaki, affrontano le conseguenze della follia umana. Morte, dolore e sofferenza sono alla base di tutto il racconto ma in ogni pagina c’è un velo di triste speranza, quasi una preghiera a qualunque dio in ascolto. I bambini pagheranno per quello a cui sono sopravvissuti, non ci sono dubbi sugli effetti che la bomba atomica ha avuto su di loro, c’è solo la speranza che possano farlo restando bambini, sorridendo a una vita che li ha condannati troppo giovani. Non perdendo l’innocenza che li rende puri anche davanti alla morte.     

Facci leggere un tuo brano attinente.

July si mosse d’istinto, prendendo dolcemente la mano dell’uomo tra le sue per cercare di trasmettergli la sua vicinanza, per dimostrargli che non era più solo. Avrebbe voluto fare di più per fargli capire quanto gli volesse bene, e quanto soffrisse per lui, ma non osava superare il confine emotivo che li divideva. Riusciva a vedere oltre la maschera di freddo distacco con cui si nascondeva al mondo, sapeva quanto dolore c’era nascosto nel cuore dell’uomo che amava.
«Non perdere la speranza» gli sussurrò, baciandolo dolcemente sulla guancia, senza ottenere la minima reazione da parte sua. Sapeva di non poter fare molto, lo aveva osservato per settimane arrivando a conoscere quei suoi cambi d’espressione che lui cercava inutilmente di nascondere, e il mutismo con cui sottolineava i suoi disagi. Tutto quello che poteva fare era limitarsi a stargli vicino nella speranza che prima poi qualcosa lo spingesse ad aprirsi.
«Forse quando arriveremo sulla Terra troveremo il modo di vivere in pace. Senza più battaglie, senza dolore e senza sentirci come animali braccati» li incoraggiò July ad alta voce, stringendo con più forza la mano di Nicolas.
«Piacerebbe anche a me, ma non mi illudo» le fece eco Peter, che era rimasto in silenzio a osservarli.      
Meglio sperimentare vizi o esercitare virtù? Sii sincero.

Citando Mark Twain “Dying man couldn't make up his mind which place to go to. Both have their advantages, heaven for climate, hell for company!” Non è difficile comprendere il significato di questa famosa frase che molti attribuiscono erroneamente a Wild. Sperimentare i vizi è divertente, appagante ed estremamente semplice. Io per primo cado quotidianamente in tentazione e so bene quanto sia facile lasciarsi trasportare dai vizi, avventurandosi in una strada in discesa ca cui è difficile tornare indietro. Ammiro chi riesce serenamente a esercitare le virtù, a chi le vive quotidianamente senza obblighi morali o religiosi, se ogni essere umano si votasse a una virtù forse vivremmo in un posto migliore, ma ciò non toglie che piace a tutti tuffarsi nell’estasi del proprio vizio preferito.

Inventa un titolo accattivante che contenga il vizio/virtù che ti è toccato.

Il gatto che giocava con i petali della speranza

Pubblicizza una tua creatura (link acquisto, cover, due righe per invogliarci)


Il libro è disponibile in tutti gli store digitali e ordinabile in qualunque libreria.

Skin è il secondo romanzo dedicato ai Figli del Newman, segue le vicende di Winter e non posso raccontare molto della storia per non creare spoiler non voluti. Posso raccontarvi il contesto.
In un futuro non troppo lontano l’umanità si sta riprendendo dalla Guerra di indipendentismo coloniale. La Terra è distrutta, Marte e la Luna stanno cercando di riprendersi e le colonie orbitali sono sovrappopolate. Il conflitto è finito ma le conseguenze dell’ambizione umana non si sono esaurite, il Progetto Newman non si è fermato. Per decenni ha continuato i suoi esperimenti sulle cavie per creare soldati potenziati, killer perfetti da inviare in missioni impossibili, macchine di morte senza anima che ignorano l’esistenza del mondo. Almeno fino al giorno in cui uno di loro non riesce a scappare.




2 commenti:

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