giovedì 22 marzo 2012

Editoria a pagamento: è davvero il male assoluto?

Mi sto ponendo un problema strettamente letterario: sono da sempre contro l'editoria a pagamento e questo credo si sappia. Però in questi giorni sto leggendo un romanzo che è stato pubblicato a pagamento. Ed è buono. Molto buono. E' la seconda volta che mi succede. Alla prima accettai anche di presentarlo in libreria, quel romanzo. In questa occasione credo che ne parlerò molto bene e mi attirerò le ire di chi, giustamente, combatte questo genere di editoria. Però, prima di partire lancia in resta, io proporrei una riflessione. E' risaputo che pubblicare a pagamento non serve a niente. E' risaputo che il proprio valore letterario non ne uscirà rafforzato, anzi. E' risaputo che una pubblicazione a pagamento non fornisce all'autore una valutazione onesta, un lavoro di editing, una diffusione. Ma senza alcun lavoro di editing quel romanzo (che sto leggendo) è più che buono. Se la scrittura è accurata. Se la storia ha un'anima che grida. Insomma, se è un bel romanzo, perché l'autore è stato costretto/ha scelto di pubblicarlo così? Ci sarà qualcosa di sbagliato solo nella sua scelta o anche nel modo in cui un manoscritto accede alla pubblicazione vera? 

6 commenti:

  1. Guarda è un po' come chiedersi perché la Rowling sia stata rifiutata tante volte. Miopia degli editori magari, o magari si è rivolta agli editori sbagliati. Poi ti dico, noi abbiamo offerto a un autore di lavorare sul suo romanzo perché secondo noi era interessante, lui ha scelto di pubblicare con una casa editrice a pagamento perché... boh, non lo so perché.
    A volte non è solo miopia degli editori, a volte non è solo l'autore sprovveduto, c'è anche la sfiga da tenere in considerazione.

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  2. Sarebbe meglio se non ci fosse necessità di ricorrere a un editore a pagamento, ma purtroppo gli editori non a pagamento troppo spesso non sono lungimiranti, per cui restituiscono al mittente quelli che potrebbero essere dei lavori meritevoli e di più. Gli editori, lo vediamo, pubblicano male, libri scritti per far nome sul catalogo: poi poco importa se non vende o se il libro è in realtà stato scritto da un ghostwriter. Ma accade di peggio.

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  3. Beh, finalmente un posto dove si può ragionare e non si parte lancia in resta contro chi ha fatto delle scelte che possono avere motivazioni che neanche conosciamo.
    E sono contento che questo blog sia tenuto da due persone che secondo me sono delle persone che sanno davvero scrivere e che dimostrano un'apertura mentale che ormai si va perdendo.
    E' vero che a molta gente serve avere una crociata personale altrimenti non saprebbero che fare della propria vita, ma direi che ci sono battaglie più meritevoli di quella di insultare chi decide di pubblicare come può e come gli pare.
    Io ho pubblicato a pagamento il mio primo libro per un motivo semplicissimo: non sapevo come fare in altro modo.
    Non avevo amici editori né amici che fossero amici di editori. Insomma ero fuori da qualunque tipo di giro editoriale.
    E dato che non sono più di primo pelo, purtroppo, non avevo la voglia né il tempo di aspettare che qualche illustre editore rivolgesse il suo augusto sguardo su di me, emerito sconosciuto.
    Perciò ho preso un po' di soldi, (pochi per la verità, poco più di quello che mi avrebbe chiesto un tipografo, lo so perché lavoro con i tipografi) e mi sono fatto pubblicare il libro.
    Un giovane editore non a pagamento, di ampie vedute per fortuna, l'ha letto, non l'ha buttato nel cesso solo perché era stato pubblicato a pagamento e mi ha chiesto se avevo altro da pubblicare con lui.
    Mi ha pubblicato un libro di racconti che si è venduto bene e fra poco seguirà un romanzo più corposo, almeno 500 pagine, secondo lui e i suoi lettori molto bello e senza grosse necessità di tagli.
    Forse è poco, forse non sarò mai nessuno, o forse sì, qui entra in ballo anche un po' di fortuna, ma senza quella pubblicazione a pagamento starei ancora a fare collezione di lettere di rifiuto di editori, oppure peggio ancora di mancate risposte.
    Non voglio certo giudicare né essere giudicato, ma sono anche stufo di sentir dire: "Perché l'ha fatto Moravia e altri non significa che valga anche per te".
    Allora cosa vale per me e per tanti altri?
    Come diceva Steve Jobs in un famoso discorso: " i puntini si uniscono alla fine".

    Ah, chi mi ha pubblicato a pagamento non mi ha imposto contratti capestro, tipo cedere i diritti per decenni, perciò appena possibile sarò libero di ripubblicare il mio libro con chi vorrò e vorrà.
    Non cito i titoli perché non vorrei che si pensasse che voglio farmi della facile pubblicità.

    Grazie per l'ospitalità.
    Francesco Pomponio

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  4. Sono giorni che mi frulla in testa un fatto, a proposito dell'editoria a pagamento.
    Presente Walt Withman e Foglie d'erba?
    La prima edizione l'ha pagata di tasca sua, e molti furono i letterati "istituzionali" (quelli che ancora oggi troviamo a tirar rasoiate contro chiunque non risponda a metriche precise o scritture da maestrine di liceo) che lo liquidarono come un insulto al buon gusto e lo accusarono di essere anti-americano (lui, che non c'è verso che non trasudi dolore per un'America che vede tradire se stessa).

    Venne giudicato per decenni rozzo e volgare, prima di diventare il poeta culto della classe media americana.

    Oltre a lui, l'elenco dei grandi autori rifiutati dall'editoria che si sono pagati una pubblicazione è piuttosto lungo e vanta nomi che nessuno oggi si sognerebbe di ritenere meno che classici.
    Insomma, se credi in ciò che scrivi; se senti che ciò che scrivi è bello e vero per te (e hai i soldi da parte per farlo), non vedo nessuna onta a pagarsi la pubblicazione.
    Intanto lo fai.
    Poi il tempo dirà se meritava o meno di essere letto, consigliato agli amici e conoscenti.

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  5. Mi fa piacere scoprire che l'argomento interessa e che siamo in molti a pensare che il valore esca alla distanza. Grazie.

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  6. Il mio libro ha avuto in seguito molti lettori e lettrici e, bontà loro, è piaciuto molto quasi a tutti.

    E le copie stampate, poche, sono finite da un pezzo, me ne rimangono solo due come cimelio. Chissà che un giorno qualche pollo non se le compri a caro prezzo :-)

    Francesco

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