L’8 marzo è trascorso, insieme al suo raccolto di mimose
appassite e di ipocrisie. Restano gli uomini e le donne. Secondo Varrone il
termine homo deriva da humus, quindi uomo nel senso, riferito a
entrambi i sessi, di creatura di questa terra, non divina. Donna invece viene
da domina, signora della casa, domus. Ma a grattar via le
sovrastrutture culturali, uomo come creatura che si contrappone al divino e
donna come angelo del focolare, restano due concetti che attengono alla sfera
dell’istinto: maschio e femmina. Uomo e donna sono termini che appartengono al
solo genere umano. In maschio e femmina si ripartiscono quasi tutti gli esseri
viventi. Ed è solo scendendo a livello degli animali che possiamo tentare di
capire ciò che non si può spiegare. Come abbiamo già avuto modo di scrivere,
tra le principali cause di morte delle donne di età compresa tra i 16 e i 64
anni, in Italia, c’è l’omicidio. Ad opera di un uomo. Di solito un familiare.
Soprattutto mariti. Ovvio che questi dati abbiano fornito spunti di dibattito
in occasione dell’8 marzo. E altrettanto ovvia è stata la difesa che gli uomini
hanno innalzato marciando compatti: “da sempre c’è gente che ammazza altra
gente, inutile farne una questione di genere.” Fine del problema. Eppure, se
qualcuno ha coniato il brutto ma efficace neologismo femminicidio, un problema esiste. Ed è un problema che si coniuga
al maschile. I maschi non lo vogliono vedere, ma gli uomini dovrebbero sentirsi
in dovere di affrontarlo. Nessun uomo si direbbe solidale con uno stupratore o
con un assassino come chi pochi giorni fa ha ucciso la propria ex moglie e
altre tre persone. Anzi. Un uomo ha detto in Rete: “Non
si può definire uomo chi non ha rispetto per la dignità fisica e morale di chi
ha o ha avuto accanto. Non siamo delle bestie.” Vero. Però. Ci sono uomini che
filosofeggiano: “Siamo tutti così buoni quando ci schieriamo in massa contro i
crimini. Ma ciò che la storia costantemente insegna, è che alcuni eccessi della mente umana sono inevitabili.”
Altri che tentano un’analisi sociale: “Se
si esamina la casistica delle violenze sessuali il 99% dei casi vede il maschio
nella parte del carnefice. Se per secoli la
formazione culturale, sociale, la coscienza collettiva ha messo il maschio in
posizione dominante, è inevitabile che questo si rifletta nella delinquenza,
nella violenza.” Ma non c’è neanche un uomo che si professi offeso. Offeso
perché maschi abbandonati sono incapaci di gestire il dolore se non
distruggendo colei che ha osato ritenersi una persona e non una proprietà.
Offeso perché un branco di maschi adolescenti si ritiene in diritto di
violentare una ragazzina e costringerla al silenzio. Offeso perché le donne
denunciano le molestie e restano inascoltate. Non ci sono mai uomini a
manifestare il proprio sentirsi offesi davanti a un aula di tribunale dove si
giudica una strage dell’abbandono o uno stupro. Chiediamoci perché.
Laura Costantini
perché , magari nel profondo , essere il maschio dominante , piace a tutti !
RispondiEliminaCara Laura, purtroppo la cultura del rispetto per la persona sta sparendo, sostituita dalla cultura del dio denaro, del sesso e del divertimento ad ogni costo. Inutile tornare su esempi altisonanti che hanno riempito le pagine dei giornali e fiumi di parole in Rete (e le cronache giudiziarie).
RispondiEliminaA rimetterci sono ovviamente i più deboli, donne e bambini. È un fatto culturale che le donne vengano in molti casi uccise in quanto donne, se osano ribellarsi al ruolo pensato e preconfezionato per loro, madre o prostituta. Non pensiamo a paesi lontani, anche qui da noi la mentalità resiste ancora: anzi, stiamo tornando moooolto indietro… E se l'ONU in un documento ufficiale formalizza il termine "femminicidio" riferendeosi al nostro Paese, qualcosa vorrà pur significare. E la mancanza di rispetto per le donne va di pari passo col razzismo, col disprezzo per i giovani, i lavoratori, con la visione di un popolo di “consumatori”e non di persone, con lo spregio dell’ambiente, delle energie rinnovabili e del patrimonio artistico, della cultura e della scuola. Brutto momento: del resto, quando soffia il vento della "cultura" fascista, fischia anche il sasso.